Un anno passa il Valore resta

Con i giuramenti di Fossano e di Benevento, avvenuti il 21 e il 28 gennaio 2005 (e di cui abbiamo riferito nell’articolo a pag. 40 di questo numero della Rivista), terminano i corsi da Carabiniere Ausiliario, in seguito alla sospensione del servizio di leva, causa l’entrata in vigore della legge 226/2004, e all’introduzione nelle Forze Armate del Servizio Volontario in Ferma Prefissata (Vfp) di uno o quattro anni. Si conclude così un’esperienza storica per l’Arma dei Carabinieri: scompare infatti una figura di antica memoria e di grande spessore quale appunto quella del Carabiniere Ausiliario.
Ci sembra giusto allora ricostruirne la storia, seppure sommariamente. Con la denominazione di Carabinieri Ausiliari vennero assunti (decreto luogotenenziale n. 357 del 25 febbraio 1917) 12.000 caporali e soldati di tutte le Armi e Corpi, destinati ad assicurare all’Arma dei Carabinieri una forza numerica adeguata alle molteplici necessità di servizio determinate dallo stato di guerra. Essi vennero ripartiti tra i Comandi territoriali dell’Arma, previa selezione basata sui requisiti richiesti dall’attestato di idoneità morale, rilasciato, come per ogni arruolamento nei Carabinieri, a firma di un ufficiale. Con un successivo decreto (2 dicembre 1917) ne vennero reclutati altri 6.000.
L’assunzione dei Carabinieri Ausiliari avvenne con modalità analoghe a quelle relative ai Carabinieri Aggiunti, ma in una ben più grave situazione di necessità. E mentre la categoria dei Carabinieri Aggiunti, istituita nel 1870, venne soppressa nel 1944, quella degli Ausiliari è rimasta in vigore fino allo scorso anno.
Gli Ausiliari vestivano l’uniforme ordinaria dei Carabinieri a piedi, ne portavano le armi e le buffetterie, meno la sciabola. Tenuto però conto del loro grande numero, fu inizialmente disposto che, nell’attesa del corredo, essi prestassero temporaneamente servizio nelle Stazioni con la divisa grigio-verde di cui erano provvisti, applicando sulla giubba un “sovracolletto” di panno turchino con relativi alamari e sul berretto il fregio dell’Arma.
Per le difficoltà allora esistenti nel campo delle forniture militari, le buffetterie vennero ad essi distribuite anche in cuoio grigio-verde, e le borse da viaggio, normalmente in tela olona color marrone, anche in tela grigio-verde.
L’assegno giornaliero dei Carabinieri Ausiliari era di lire 2,30 (compresa la quota vestiario di lire 0,28). Venivano loro corrisposte le indennità ordinarie (viaggio e pernottamento) e quelle eventuali previste per i Carabinieri effettivi. Essi disponevano inoltre di un “fondo massa vitto” di lire 70, che veniva corrisposto e mantenuto dall’Amministrazione legionale, alla quale andava riversato all’atto della cessazione del loro servizio nell’Arma.
I Carabinieri Ausiliari dovevano essere specialmente impiegati dalle Legioni in occasione di concentramenti di rinforzi imposti da esigenze di ordine pubblico, allo scopo di ottenere che i Carabinieri effettivi non venissero distolti dal normale servizio. Presso le Stazioni gli Ausiliari prestavano, nei primi mesi, servizio di istituto promiscuamente con graduati o carabinieri anziani, ai quali risaliva la responsabilità del servizio. La durata della permanenza degli Ausiliari nell’Arma fu vincolata a 6 mesi dopo la conclusione della guerra.
Con decreto legislativo luogotenenziale n. 857 del 9 novembre 1945 venne disposto il reclutamento “volontario” di Carabinieri Ausiliari, per la ferma di leva di 18 mesi, tra i giovani appartenenti alla classe chiamata alle armi. Con esplicito richiamo al suddetto decreto, la successiva legge 18 febbraio 1963 mantenne l’arruolamento di giovani aspiranti a compiere la ferma di leva nell’Arma dei Carabinieri, stabilendo che essi, dopo avere frequentato con esito positivo un corso d’istruzione di tre mesi presso le Legioni Allievi, godessero del trattamento economico previsto per i carabinieri effettivi (L. 50.000).
La legge 11 febbraio 1970, n. 56, aggiunse, alla condizione preesistente di arruolamento dei Carabinieri Ausiliari nei limiti delle vacanze nei quadri organici, quella “dei limiti dei posti disponibili nel contingente determinato annualmente con legge di bilancio”. Per quell’anno, infatti, essi furono solamente 1.300.
I Carabinieri Ausiliari hanno dato nel tempo prove di affidabilità e coraggio e, pur non avendo certamente esperienza pari a quella dei militari effettivi, hanno servito l’Istituzione e il Paese con pari dedizione e fierezza, una fierezza che hanno conservato ancora nel loro cuore. Oggi, professionisti, impiegati, operai e dirigenti d’azienda ricordano con orgoglio la loro sia pur breve militanza con gli alamari. Militanza, non appartenenza; questa non finisce, perché una volta che si è carabinieri lo si rimarrà sempre. Ad onore e vanto dell’Istituzione e della categoria, basterà citare per tutti il carabiniere ausiliario Angelo Petracca, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria (nella foto in alto) il quale, di servizio alla Stazione di Ceglie Messapico (Brindisi), il 22 gennaio 1990, pur fruendo del riposo settimanale, interveniva nel corso di una rapina e cadeva sotto i colpi dei malviventi.